Mantenere una direzione

Se ovviamente nessuna pratica è una soluzione preconfezionata alla situazione che viviamo, il fatto di continuare una pratica quotidiana ci aiuta spesso a mantenere una direzione interiore, a mantenere un equilibrio in una situazione instabile e piena di incognite.

La filosofia pratica trasmessa da Itsuo Tsuda è anche una strada per ritrovare la nostra “libertà interiore”. L’attualità ci impone una forte limitazione esteriore: non è più possibile trovarci per praticare, e neanche circolare liberamente, alcuni non possono continuare ad esercitare la propria professione, preoccupati per le difficoltà economiche, per i loro parenti, per la loro salute… Insomma, motivi di preoccupazione e restrizioni non mancano. Siamo tutti coinvolti in un modo o in un altro, ma pur riconoscendo questo fatto possiamo cercare in noi stessi ed in ciò che ci circonda degli elementi che ci aiutino ad attraversare questo periodo.

garder un cap - Quietude interieure calligraphie itsuo tsuda
Calligrafia di Itsuo Tsuda: La quiete interiore.

Questo può essere solo personale; alcuni avranno bisogno di un programma, alcuni di praticare, anche da soli, altri di riposo, non c’è una risposta universale. È l’occasione, nonostante tutto, di attingere dal fondo delle nostre capacità ed è possibile vivere come viviamo il momento, qualunque sia.
Per questo, abbiamo degli strumenti a disposizione: la Pratica Respiratoria, il Movimento Rigeneratore, i nove libri di Itsuo Tsuda, gli articoli di Régis Soavi, ma anche quello che abbiamo scoperto attraverso tutto ciò: il risveglio della nostra forza interiore.
Non si tratta di sconfiggere la paura né di fuggire la realtà ma di fare fronte alla situazione, mantenendo una calma interiore, è proprio un senso del budo per i praticanti di arti marziali, attraversare le difficoltà conservando la propria integrità.
Come ricorda Régis Soavi nel suo ultimo articolo, la nostra arte insegna “la libertà dello spirito, l’intuizione, la forza vitale e tutto ciò che l’accompagna – flessibilità, mobilità, resistenza, capacità di ricentrarsi per non sprofondare dopo essere caduti, o di fronte alla difficoltà”. [Régis Soavi Reishiki : une partition de musique Yashima #07 mars 2020].

Concludiamo con le parole del Maestro Tsuda che commenta una frase del proprio Maestro Haruchika Noguchi:

Sono libero e senza barriere. Mi distacco dalla vita e dalla morte. Nello stesso modo che dalla vecchiaia e dalla malattia.[H.N.]
La fissazione delle idee che ci orienta nell’organizzazione della vita, può anche ritorcersi contro di noi portandoci a delle limitazioni imprevedibili. La libertà diventa una fissazione che ci incatena. Più libertà si ha, meno ci si sente liberi. La libertà è un mito.
Si lotta contro le limitazioni per acquisire la libertà. La libertà acquisita non rimane senza provocare altre limitazioni. Non sembrano esserci soluzioni finali. Perché la libertà che cerchiamo è prima di tutto una libertà condizionale. Non si ha l’idea di una libertà assoluta, senza condizioni.
Essere libero e senza barriere, per Noguchi, è incondizionato. In realtà, è stato tutt’altro che libero per tutta la vita: lavorare per cinquant’anni senza un giorno di tregua, con dei programmi estremamente fitti, senza poter andare in vacanza come gli impiegati, costantemente disturbato a delle ore impossibili dai propri clienti che avevano bisogno del suo aiuto, occuparsi dell’educazione dei propri discepoli interni fino alle 4 del mattino, prima di prendere sonno per poco tempo, ecc. È all’opposto dell’idea che ci si fa della libertà in Occidente. È pura e semplice schiavitù.
Per Noguchi era un lavoro di 24 ore su 24, senza discontinuità. Una pesante responsabilità che implicava una disponibilità in ogni momento.
Quando si pensa all’organizzazione della vita moderna che deresponsabilizza sempre di più gli individui, con delle limitazioni, dei congedi e delle vacanze, delle protezioni collettive, dei camuffamenti verbali, ecc., una simile responsabilità continua è impensabile.
Lo stesso vale per il Maestro Ueshiba che diceva ai suoi discepoli: potete attaccarmi in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, cosa che includeva anche le ore di sonno. Una disponibilità 24 ore su 24.
Come potevano condurre una vita così intensa, come dei pesci di profondità che sopportano un’alta pressione, e in più sentirsi liberi? Questa domanda deve enunciarsi in una proposizione invertita: è perché si sentivano liberi che potevano godere di una simile intensità di vita.
Erano degli esseri che appartenevano a una dimensione diversa dalla nostra, si dirà. Quanto a noi, siamo assaliti da ogni sorta di paure: la paura di non poterci conservare, la paura di penurie, la paura di soffrire, e per coronare il tutto la paura di morire.
Mi distacco dalla vita e dalla morte, dice Noguchi. Mi distacco dalle vicende umane, dice Ueshiba.
La vita in Europa è dominata dall’Amministrazione. Non si può intraprendere niente senza che corrisponda a una categoria amministrativa qualunque. Tutte queste categorie sono già vecchie di cent’anni. Non sorprende che l’Aikido sia classificato come uno sport di combattimento, a scapito dello spirito del fondatore. Tutto deve essere sistemato nei cassetti di un vecchio armadio, le camice qui, i calzini là. Ora, di cosa si occupa l’Amministrazione? Delle vicende umane. Non ci sono cassetti per cose che non la riguardano. Non c’è posto in Europa per il Seitai né per l’Aikido senza che si travestano da qualcos’altro. Se l’Amministrazione decide che l’Aikido è un fazzoletto, bisogna stirarlo, piegarlo in quattro e metterlo nel cassettino in alto a sinistra. Non ci si può far niente.
Vita, morte, vecchiaia, malattia, tutti temi che permettono di animare il valzer delle strutture e il fox-trot del denaro. Quindi, estremamente importanti.
Ma quando ci si distacca da tutto questo, che sollievo! Si potrà parlare allora della vera libertà senza barriere.”

Itsuo Tsuda, Un, p.20, Édition Le Courrier du livre, [1978] 2006