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Seitai

I principi Seitai, che si possono perfino assumere la qualifica di “filosofia Seitai” – modo di vedere, di pensare il mondo – furono elaborati da Haruchika Noguchi (1911-1976) nella prima metà del ventesimo secolo. Per riassumere brevemente (!), il Seitai è un “metodo” o una “filosofia” che include il Seitai soho, i Taiso, il Katsugen undo, il Katsugen soho, e il Yukiho. Pratiche che si completano, si interpenetrano, e costituiscono la vastità del pensiero Seitai di Haruchika Noguchi. Si può anche citare lo studio dei Taiheki (tendenze posturali), l’utilizzo del bagno caldo, l’educazione del subconscio, l’importanza della nascita, della malattia e della morte…
Un’arte di vivere dall’inizio alla fine.

Oggi purtroppo il termine “Seitai” è abusato e designa tutto e il contrario di tutto. Alcuni operatori in terapie manuali si richiamano troppo facilmente al Seitai (Tsuda diceva che ci volevano vent’anni per formare un tecnico seitai!). Quanto ai ciarlatani che propongono di trasformarvi in qualche seduta… non ne parliamo neanche! L’ampiezza dell’arte di vivere, la comprensione globale dell’Uomo nel Seitai sembrano molto lontane. Se resta solo una tecnica da applicare ai pazienti, l’essenziale è perso. Se del Katsugen undo resta solo un momento per “ricaricarsi”, l’essenziale è perso.

Haruchika Noguchi e Itsuo Tsuda andarono entrambi ben oltre nella loro comprensione dell’Uomo. E i semi che hanno seminato, gli indizi che hanno lasciato affinché gli esseri umani potessero evolvere, sono importanti. Si può dunque parlare di una via, di Seitai-dō1? Poiché si tratta di un cambiamento di punto di vista radicale, di uno sconvolgimento, di un orizzonte totalmente differente che si apre.

Riprendiamo il filo della storia…

L’incontro con Haruchika Noguchi: l’individuo nella sua totalità

Itsuo Tsuda incontrò Haruchika Noguchi intorno al 1950. È l’approccio all’essere umano come proposto nel Seitai che l’interessò immediatamente. L’acutezza di osservazione degli individui presi nella loro globalità/complessità indivisibile che Itsuo Tsuda scoprì in Noguchi s’inscriveva nella prosecuzione di ciò che aveva attirato l’interesse di Tsuda in occasione dei suoi studi in Francia presso Marcel Mauss (antropologo) e Marcel Granet (sinologo). Itsuo Tsuda cominciò allora a seguire l’insegnamento di Noguchi e lo fece per più di vent’anni. Ricevette il sesto dan di Seitai.

«Il Maestro Noguchi mi ha permesso di osservare le cose in un modo molto concreto. Attraverso queste manifestazioni di ogni individuo è possibile vedere quello che agisce all’interno. È un approccio completamente diverso dall’approccio analitico: la testa, il cuore, gli organi digestivi, ognuno li considera secondo la sua specializzazione e poi, il corpo da una parte, il lato psicologico dall’altra, non è così? Ebbene, egli ha permesso di vedere l’uomo, cioè l’individuo concreto nella sua totalità.»1

La malattia concepita come un fattore di equilibrio

Tanto più che è precisamente negli anni cinquanta che Haruchika Noguchi, il quale aveva scoperto molto presto le sue capacità di guaritore, decise di rinunciare alla terapeutica. Creò allora la nozione di Seitai, cioè di “terreno normalizzato”.

«La parola ‘terreno’ intesa come l’insieme che costituisce l’individuo, il lato psichico e quello fisico insieme, mentre in Occidente si divide sempre in psichico, e poi fisico.»2

Il cambiamento di ottica di fronte alla malattia fu decisivo in questo riorientamento di Noguchi.

«La malattia è una cosa naturale, è uno sforzo dell’organismo che tenta di recuperare l’equilibrio perduto. […] E’ bene che la malattia esista, ma bisogna che gli uomini si liberino dal suo assoggettamento, dalla sua schiavitù. È così che Noguchi è arrivato a concepire la nozione di Seitai, la normalizzazione del terreno, se si vuole. Non ci si occupa delle malattie, è inutile guarire. Se si normalizza il terreno, le malattie spariscono da sole. E inoltre, si diventa più vigorosi di prima. Addio alla terapeutica. Finita la lotta contro le malattie.»3

Yuki. Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©
Yuki. Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©
Un cammino verso l’autonomia

L’abbandono della terapeutica va anche di pari passo con il desiderio di uscire dai rapporti di dipendenza che legano il paziente al terapeuta. Noguchi desiderava permettere agli individui la presa di coscienza delle loro capacità ignorate, risvegliarli al pieno sviluppo del loro essere. Durante i vent’anni in cui i due uomini si sono frequentati, passarono lunghi momenti a parlare di filosofia, arte, ecc., e Noguchi trovò di cosa nutrire e allargare le sue osservazioni e riflessioni personali nella vasta cultura dell’intellettuale che era Itsuo Tsuda. Si costruì così tra loro un rapporto di arricchimento reciproco.

Itsuo Tsuda fu redattore della rivista Zensei, pubblicata dall’Istituto Seitai e partecipò attivamente agli studi condotti da Noguchi sui Taiheki, “tendenze posturali”. Come riporta un testo di Haruchika Noguchi pubblicato nella rivista Zensei del gennaio 1978, fu Itsuo Tsuda che avanzò l’ipotesi – validata da Noguchi – che il tipo nove, “bacino chiuso”, fosse l’archetipo dell’essere primitivo.4

La messa a punto del Katsugen undo da parte di Noguchi interessò particolarmente Itsuo Tsuda, che colse immediatamente l’importanza di questo strumento, in particolare per quanto riguarda la possibilità di permettere agli individui di ritrovare la loro autonomia, di non aver più bisogno di dipendere da nessuno specialista. Pur avendo coscienza e ammirando la precisione la portata profonda della tecnica del Seitai soho, Tsuda considerò che la diffusione del Katsugen undo fosse più importante dell’insegnamento della tecnica. Fu così che per sua iniziativa in Giappone si costituirono un po’ dappertutto dei gruppi di Movimento rigeneratore (Katsugen kai).

Conferenza d'Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©
Conferenza d’Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©

Itsuo Tsuda ha privilegiato la diffusione del Katsugen undo in Europa come porta d’entrata verso il Seitai.

Oggi, anche in Giappone, il Seitai soho ha preso un orientamento che lo avvicina a una terapia. Un problema: una tecnica da applicare. Il Katsugen undo diventa una specie di ginnastica “light” di benessere, di distensione. Si è lontani dal risveglio dell’essere vivente, della capacità autonoma del corpo di reagire a cui si fa riferimento nel Seitai di Haruchika Noguchi.

L’esercizio di yuki, alfa e omega del Seitai, si pratica ad ogni seduta di Katsugen undo. Così, benché Tsuda non abbia insegnato la tecnica del Seitai soho, ne ha trasmesso l’essenza, l’atto più semplice, questa “non tecnica” che è yuki. Quella che ci serve tutti i giorni, quella che sensibilizza progressivamente le mani, il corpo. Questa sensazione fisica, reale, sperimentabile da tutti, è oggi troppo spesso considerata come una tecnica speciale, riservata ad un’élite. Si dimentica che è un atto umano ed istintivo. Anche la pratica del Katsugen undo mutuale (con un partner) si perde, persino nei gruppi che hanno seguito l’insegnamento di Tsuda. Che peccato! Perché attraverso yuki e il Katsugen undo, il corpo riscopre le sensazioni, quelle che non passano per l’analisi mentale. Questo dialogo nel silenzio, che ci fa scoprire l’altro dall’interno e che ci riporta dunque a noi stessi, al nostro essere interiore. Yuki e Katsugen undo sono per noi strumenti indispensabili, raccomandati da Haruchika Noguchi, per avviarci verso un “terreno normale”.

Ma il tempo passa e le cose si deformano, così come le parole di saggezza di alcuni diventano oppressioni religiose… Poco a poco il Katsugen undo non è niente di più che un momento per “ricaricarsi”, distendersi e soprattutto per non cambiare niente della propria vita, della propria stabilità. Il Seitai, un metodo per dimagrire dopo il parto… Mentre si tratta di un orientamento della vita, di un pensiero globale. Il passo immenso che fece Haruchika Noguchi uscendo dall’idea della terapeutica è un grande passo avanti nella storia dell’umanità. La comprensione globale dell’individuo, la sensibilità al ki, ritrovare sufficientemente sensibilità, centro di se stessi, per ascoltare il proprio corpo e agire liberamente.

Non si tratta neanche di opposizione tra metodi, teorie, culture. Si tratta puramente e semplicemente di evoluzione dell’umanità.

Manon Soavi

Note:
1)  Itsuo Tsuda, Intervista a France Culture, il Maestro Tsuda spiega il Movimento rigeneratore, emissione N° 3, primi anni 80.
2) Itsuo Tsuda, Intervista a France Culture, op. cit., puntata N° 4, primi anni 80.
3) Itsuo Tsuda, Il Dialogo del Silenzio
4)  Sui Taiheki, consultare Itsuo Tsuda, Il Non-Fare, Yume Editions, (2014)

Noguchi – Chuang-Tzu #5

Testo di  Haruchika Noguchi a proposito del capitolo di Chuang-Tzu «Lo spirito di nutrire la vita» (V). Traduzione della Scuola Itsuo Tsuda. Per leggere l’iniziohttps://www.ecole-itsuo-tsuda.org/it/noguchi-tchouang-tseu-1/

Fintanto che gli esseri umani vivono, a un certo punto moriranno. Questa affermazione è stata verificata per migliaia di anni, e quindi non è un malinteso. Le persone generalmente non accettano l’inconfutabile fatto che gli uomini muoiono, e mentre si avvicinano alla morte e sentono la morte nei loro cuori, si preoccupano e agiscono con impazienza, poiché non vogliono morire. Ma gli esseri umani sono creature che muoiono. Bach compose le Variazioni Goldberg per il sonno profondo di qualcuno, e questo pezzo dice continuamente che gli uomini sono mortali. La reiterazione è interessante perché è proprio come Bach stesso, che respirava tranquillamente e aveva uno stato di calma mentale.Lire la suite

Noguchi – Chuang-Tzu #4

Testo di  Haruchika Noguchi a proposito del capitolo di Chuang-Tzu «Lo spirito di nutrire la vita» (IV). Traduzione della Scuola Itsuo Tsuda.

Quando Kung Wen Hsien vide il Comandante dell’Esercito, disse sorpreso: “Mi chiedevo chi fosse, e sei tu. Quell’unico piede – è il lavoro dell’uomo o del Cielo?”
Il Comandante rispose: “Del Cielo, e non dell’uomo. Sostanzialmente, la forma di un uomo è determinata. Da questo, so che anche essere con una gamba sola è lavoro del cielo e non dell’uomo.”Lire la suite

Noguchi – Chuang-Tzu #3

Testo di  Haruchika Noguchi a proposito del capitolo di Chuang-Tzu «Lo spirito di nutrire la vita» (III). Per leggere l’iniziohttps://www.ecole-itsuo-tsuda.org/it/noguchi-tchouang-tseu-1/

Vivere è una questione più importante che pensare. Essere vivi non è un mezzo, ma un fine. Così la vita dovrebbe essere portata avanti naturalmente solo con lo scopo di mantenere la vita: un’inspirazione, un’espirazione, un’alzata di mano, un movimento della gamba – tutti questi dovrebbero essere per il nutrimento della vita. Pertanto stare semplicemente in salute è una cosa molto preziosa. Zensei, vale a dire, “Una vita piena”, non è altro che la strada che gli uomini seguono, ed è la strada della natura. Vivere pienamente la vita che ci è data in pace di spirito non è a favore di un contenuto spirituale, ma è ciò che avrebbe già dovuto essere realizzato prima di ogni altra cosa. Dobbiamo vivere in modo vitale la vita umana, che è salute. Vivere sempre allegramente e felicemente – questo è sempre stato quello che è il vero valore per gli esseri umani.


Gli esseri umani vivono perché sono nati, e poiché vivono, mangiano e dormono. Sono nati come risultato di un’esigenza naturale, e vivono come risultato della stessa esigenza. Vivere è naturale. E così anche morire è naturale. Per gli esseri umani portare a compimento la vita che è data loro viene prima di tutto. Ma questo non significa affatto essere attaccati alla vita. Chuang-Tzu disprezzava qualsiasi brama per cose particolari. Per lui, il sorgere di qualsiasi attaccamento è allo stesso tempo un allontanamento dalla via. Così egli parla di nutrire la vita e di mantenere il corpo in modo che il momento presente che è dato, proprio perché è il momento presente, possa essere usato pienamente, e certamente non perché la cosa data è la vita.

Chuang-Tzu ha visto come un tutto unico i contrari di bene e male, di bellezza e bruttezza, e dell’utile e dell’inutile, e per lui la vita e la morte erano anche un tutto unico, quello che nasce muore e quello che cessa di esistere torna in vita. “La vita sorge dalla morte e la morte sorge dalla vita,” ha scritto.

Quando Tsu-Yu contrasse una malattia paralizzante, Tsu-Szu andò a trovarlo e chiese: “Pensi che il tuo destino sia spiacevole?” La risposta di Tsu-Yu fu sorprendente: “Perché dovrei trovarlo spiacevole? Se si sono prodotti dei cambiamenti e il mio braccio sinistro si trasforma in un gallo, lo userò per annunciare l’alba. Se la mia spalla destra è trasformata in un proiettile, la userò per abbattere un piccione da arrostire. Se i miei glutei diventano ruote di carro e il mio spirito un cavallo, cavalcherò con loro. Allora non avrei bisogno di altro veicolo che me stesso – sarebbe meraviglioso!”
“Il tempo non cessa nemmeno per un istante, e se è destino per un essere umano nascere, allora è naturale che la forma vivente debba essere persa. Se sei felice con il flusso del tempo e in armonia con l’ordine delle cose, allora non vi è alcuna gioia o dolore particolare. Questo è quello che gli antichi chiamavano “liberazione dalla schiavitù”. Tu metti un cappio intorno al collo e non riesci a toglierlo; questo è perché esso è legato dalla mente che pensa in termini di giusto e sbagliato e buono e cattivo. Nulla può superare il paradiso. Nulla viene dall’odiare il paradiso.”
Il punto di vista di Chuang-Tzu sul nutrire la vita è chiaro nelle parole che vengono dal passaggio in cui Kung Wen Hsien parla al Comandante dell’Esercito: “Il lavoro dell’uomo è comunque il lavoro della natura”. Questa è la strada che lui percorre. All’interno della sua attitudine – che qualsiasi cosa accada, è appropriata, e che quando qualcosa accade, vai avanti e affermi la realtà – non vi è nessuna traccia della rassegnazione che si trova nel sottostare al destino. La sua affermazione della realtà non è altro che l’affermazione della realtà. La dignità dell’uomo è espressa unicamente dalle parole di Lin Chi: “Ovunque tu sia, sii padrone”.
Dal punto di vista di Chuang-Tzu, la sicurezza della gabbia per uccelli non è meglio che l’essere inconsapevolmente addormentati. Egli sente la vitalità della vita solo fintanto che l’esistenza è senza costrizioni.

(continua…)

Traduzione della Scuola Itsuo Tsuda.

immagine : Chuang Tzu. Lu Chih (1496–1576)

Noguchi – Chuang-Tzu #1

Testo di Haruchika Noguchi circa il capitolo di Chuang-Tzu «Lo spirito di nutrire la vita» (I).

Il capitolo di Chuang-Tzu «Lo spirito di nutrire la vita» è un’esposizione del modo di coltivare lo spirito della vita, vale a dire, di tutto l’essere. Ciononostante, anche leggendo i primi due caratteri cinesi nel modo abituale, si può pensare che il titolo significhi qualcosa del tipo «le regole per rimanere in salute», il risultato è molto interessante. Finora, per quanto riguarda le regole per rimanere in salute o le regole dell’igiene, le sole cose che sono state predicate sono «tratta la vita come preziosa» e «stai attento», e non si è stati in grado di sentire, anche solo un po’, l’attività vitale della vita in queste prediche. Forse perchè in esse manca un qualsiasi elemento di Chuang-Tzu.Guarderò a «Lo spirito di nutrire la vita» non come a un mezzo per lo sviluppo spirituale, ma come ad una delle scienze della salute, e spero di essere in grado di distinguere ciò che è nascosto al suo interno: i veri tratti della vita, che è esuberante e positiva.
Chuang-Tzu comincia il suo capitolo con le parole: Le nostre vite sono limitate, la conoscenza è illimitata. È pericoloso per ciò che è limitato seguire ciò che è illimitato. Ed è più pericoloso applicare la conoscenza.


Piuttosto che usare la conoscenza per fare sette buchi nell’Informe1 (come nella parabola con cui si conclude il settimo capitolo2), Chuang-Tzu ha voluto rimanere nel nulla indifferenziato, ed ha insegnato che gli umani dovrebbero rimanere all’interno di questo.
Le nostre vite sono limitate, non ci sono limiti ai «si dovrebbe» e «non si dovrebbe», e se, possedendo limiti, si provassero a rispettare gli illimitati «si dovrebbe» e «non si dovrebbe», si rimarrebbe solo con l’ansia di non essere in grado di rispettarli. Tuttavia, la gente persegue ancora i  «si dovrebbe» e «non si dovrebbe». E la loro ansia aumenta.
La via dell’igiene è perseguita con il solo risultato che i «si dovrebbe» e «non si dovrebbe» sono moltiplicati; i «si dovrebbe» e «non si dovrebbe» a cui la gente deve dare ascolto si moltiplicano sempre più; e poi l’ansia di seguire queste regole unita alla paura di non essere in grado di farlo rende le persone ancor più timorose e deboli di spirito, e l’altro lato della medaglia è che l’ansia e la paura aumentano i poteri di agenti patogeni e di cattiva salute.

 Noguchi Haruchika. Foto da http://noguchi-haruchika.com
Noguchi Haruchika. Foto da http://noguchi-haruchika.com

Separata dal significato fondamentale del valorizzare la vita, l’igiene cerca solo di evitare la malattia, di stare lontano da cose nocive, di scappare dalle cose temute; e così diventa difficile per le persone vivere in modo vitale. Mangiare tutto ciò che si può, dormire quanto si vuole, risparmiare a se stessi i problemi il più possibile, riposare il più possibile, prendere molte medicine, evitare il caldo e odiare il freddo, vestire con più abiti del necessario, e vivere in modo sicuro con questi mezzi – possiamo chiamare questo salute? Dovremmo chiamare questi mezzi, per cui gli esseri umani hanno utilizzato ogni parte del proprio sapere, igiene?
Che forza c’è in un’enumerazione di forme? Si vizia solo lo spirito umano. Non fa solo appassire la vita?

Vivere in modo sano e vitale significa non essere intimoriti dal freddo, dal caldo, dal vento o dall’umidità, lavorare senza affaticarsi, dormire senza sognare, trovare tutto ciò che si mangia delizioso, e sempre godere della vita; non significa non ammalarsi. Non ammalarsi non dovrebbe essere uno scopo, ma un risultato. La gente in salute non è spaventata dalla malattia, e quando ne ha una l’attraversa in maniera splendida, diventando sempre più vitale e piena di vita; e non c’è bisogno di leggere dell’esperienza di Nietzsche per capire questo. Quando i si dovrebbe e i si deve controllano l’attività umana, allora gli esseri umani hanno già forgiato le catene per se stessi. La conoscenza è un’arma per gli esseri umani, ed un potere per realizzare le loro intenzioni. Ma quando la conoscenza è accumulata e la libertà dell’essere umano è ristretta, le persone diventano incapaci di vivere in modo vitale a causa dei «si dovrebbe» e «non si dovrebbe», come le corna di un cervo diventano un ostacolo per lui. E poi non c’è niente di meglio di diventare liberi tagliando questa conoscenza e gettandola via.

Quando vuoi mangiare, mangia; quando vuoi dormire, dormi; quando vuoi lavorare, lavora. Non è questione di dover mangiare, non è questione di dover dormire, non è questione di lavorare perchè devi. Tanto meno si tratta di una questione di mangiare, dormire o lavorare perchè è ciò che dice l’orologio. Non è una questione di vivere la vita di domani conformemente alla conoscenza di ieri. Domani è l’apertura al nuovo sulla base dell’esperienza di domani. La conoscenza passata, le catene abituali – separatevi da queste cose e vivete in modo vitale. L’attività vitale della vita che è sempre rinnovata appartiene alla persona che vive sempre in modo libero da restrizioni.
(continua)

Traduzione della Scuolla Itsuo Tsuda

Note :

1. Nella traduzione italiana Zhuang-zi [Chuang-tzu], Adelphi Edizioni, viene tradotto con  Indistinzione.
2. “Il sovrano del Mare del Sud aveva nome Rapidità, il sovrano del Mare del Nord aveva nome Improvviso, il sovrano del centro aveva nome Indistinzione. Rapidità e Improvviso si erano incontrati, un giorno, nel paese di Indistinzione che li aveva trattati con grande benevolenza. Rapidità e Improvviso vollero ricompensare la sua accoglienza e si dissero: «L’uomo possiede sette orifizi che gli servono a vedere, a ascoltare, a mangiare,a respirare. Indistinzione non ne ha alcuno. Proviamo a fargli dei buchi». Si misero all’opera e gli praticarono un orifizio al giorno. Il settimo giorno Indistinzione morì.”
Zhuang-zi [Chuang-tzu], Adelphi Edizioni, a cura di Liou Kia-hway, cap.VII, pag. 74-75

prima immagine : Illustrazione: Chuang-Tzu e una rana. Autore sconosciuto.

Kokoro

Testo di Haruchika Noguchi, fondatore del Seitai e del Katsugen undo.

Guillemet

Il kokoro che risiede nel più profondo dell’uomo possiede delle facoltà inestimabili; le sue possibilità sono tanto illimitate e inesauribili che, se si unifica il ki e lo si concentra tutto in esso, non ci si ritroverà mai incapaci o impotenti. Tutto cambia, e non solamente il corpo, quando il ki si centra e si concentra nel kokoro. Coloro che lo mettono in pratica mi commentano in seguito i cambiamenti vissuti.

noguchi haruhika
Haruhika Noguchi Photo : Seitai Kyokaï

Molti associano la parola kokoro alla volontà, ma questa, di fatto, non possiede virtù proprie; invece, al posto di pretendere di riuscire qualcosa a forza di volontà, se visualizziamo semplicemente che ci arriveremo, il nostro desiderio diverrà realtà. Chiunque sa utilizzare il proprio kokoro vedrà la realizzazione dei propri desideri.

Dalla notte dei tempi ad oggi l’essere umano ha inventato un numero incalcolabile di cose. Ecco qui una tavola. Questa non esiste da sempre, è nata dall’uso della visualizzazione. La visualizzazione precede sempre ciò che esiste; solo dopo interviene la parola. Se noi procediamo in questo stesso ordine, passo passo, senza deviare e con fermezza, il nostro desiderio si realizzerà. Allora i diversi mondi attraverso i quali evolve l’Umanità si amplieranno ulteriormente. L’uomo è così.

Chiunque non sente più emergere il desiderio nel proprio kokoro è vicino alla fine; anche se si mantiene in vita è già a metà morto. Chiunque non sperimenta più dei nuovi desideri diventa vile e manca di slancio. Se tutti realizzassero che grazie al kokoro si aprono dei nuovi cammini nella vita, se si moltiplicassero coloro che lo sanno, io proverei una grande gioia.

Ultimamente osservo gli occhi dei bambini dell’asilo: quanti hanno già perso la loro fiamma! E lo constato ancora di più tra i bambini delle elementari. Questo è dovuto, credo, al fatto che siano già condizionati dall’istruzione ricevuta, hanno perso la motivazione, hanno già ucciso il loro desiderio. Che peccato. Se tutti noi collaborassimo a creare un mondo in cui brillino gli occhi di tutti i bambini e dei giovani, e in cui anche s’illuminassero tanto i nostri quanto quelli di coloro che ci circondano, allora il mondo evolverebbe più vivo e più gioioso. »

Testo preso dalla rivista Zensei (Barcellona) n° 28, (1° trimestre 1982)
Tradotto dallo spagnolo in francese ed italiano dalla Scuola Itsuo Tsuda
Titolo in spagnolo: EL CORAZON
Autore Haruchika Noguchi

© Seitai Kyokai, Zensei,
1-9-7 Seta, Setagaya-Ku, Tokyo, Japon